ALIFE: STORIA, CULTURA E GASTRONOMIA
Così ricca di bellezze storico-artistiche e di tradizioni enogastronomiche, eppure così poco conosciuta: è Alife, cittadina situata nell’area del Medio Volturno ai piedi del monte Matese.
Il press tour che si è svolto domenica 20 novembre è servito a colmare – almeno in parte – questa lacuna di tanti giornalisti napoletani, destinati ad apprendere e a diffondere le informazioni acquisite.
A far da guida alla scoperta dei siti di interesse storico, archeologico e culturale della città, il professor Gianni Parisi.
Alife è antichissima, addirittura pre-romana: le sue origini sono sannitiche. Il territorio era infatti abitato dai Sanniti Pentri, prima di essere conquistato dai romani nel quarto secolo avanti Cristo.
Allifae fu quindi costruita secondo lo schema dell’architettura militare, ovvero a pianta rettangolare, con incrocio ortogonale di due strade principali, cinta muraria e porte urbiche. Ancora oggi sono visibili le quattro porte di accesso: Porta Piedimonte, Porta Napoli, Porta Fiume e Porta Roma.
Al primo secolo dopo Cristo risale il Mausoleo Acilii Glabriones, monumento funerario perfettamente conservato nella sua parte interna. È esattamente nove volte più piccolo del Pantheon.
Non totalmente riportato alla luce l’imponente Anfiteatro, collocato all’esterno delle mura.
Originariamente presentava dimensioni notevoli, tanto da inserirsi tra i più grandi del mondo romano. Si ipotizza che potesse contenere circa quattordicimila spettatori.
Allifae poteva contare su un’importante scuola di gladiatori, rivale di quella di Capua.
Collocabile in età augustea il Criptoportico (portico sotterraneo), una struttura voltata a botte composta da tre bracci.
Veniva utilizzato per conservare le derrate alimentari al riparo dagli sbalzi termici, come corridoio di passaggio o per il ristoro nelle torride giornate estive.
A breve distanza si osservano i resti del Castello Medioevale, risalente all’XI secolo d.C.
Il Museo Archeologico Nazionale dell’antica Allifae conserva testimonianze dell’epoca sannitica, oltre ad alcuni mosaici recuperati in una domus romana.
Di particolare rilievo i vasi in bucchero, rinvenuti in una necropoli databile dal VII al VI secolo a.C.
All’interno del Museo è stato allestito un pranzo preparato dal giovane chef Umberto Ventriglia impiegando le tipicità alifane: la cipolla di Alife (Presidio Slow Food), il fagiolo cerato, l’olio extravergine d’oliva delle Colline del Matese e il vino Pallagrello.
Piatti tradizionali poveri, ma con grandi ingredienti.
Come primo, Ciceri e tagliarelli, vale a dire pasta fresca ottenuta con un impasto di farina di semola rimacinata e acqua, condita con ceci, aglio, pancetta di maiale nero casertano e pepe.
Altra ricetta tipica, Zuppa del “cannavinaro” (ossia il bracciante agricolo), fatta con cipolla di Alife, fagioli cerati e olio extravergine d’oliva. D’usanza, viene cotta lentamente sul camino in un recipiente di coccio.
La Cipolla di Alife è di colore ramato, ha un sapore delicato e una dolcezza spiccata, caratteristiche che la rendono molto piacevole sia da cotta che da cruda. Viene coltivata nella provincia di Caserta, nei comuni di Alife, Piedimonte Matese e San Potito Sannitico.
Il fagiolo cerato, grazie alla sua buccia molto sottile, non ha bisogno di essere messo a bagno prima della cottura.
Questa sua caratteristica lo rende inoltre altamente digeribile.
La cultivar autoctona Tonda del Matese (detta anche Tondella) è presente da secoli nella fascia pedemontana del Matese. L’olio che se ne ricava è di elevata qualità (con una percentuale di acido oleico superiore al 70%), ha sentori erbacei e gusto in equilibrio tra amaro e piccante.
Per finire il banchetto, Pancotto con friarielli e salsiccia di maiale nero casertano, a base di cubetti di pane raffermo con lievito madre cotto a legna, friarielli e salsiccia spadellata croccante.
Le aziende che hanno contribuito alla realizzazione del pranzo: Alberto e Pietro Sasso (cipolle); Angelo Meola (broccoli); L’Orto di Tina e Antonio, Giuseppe Ruzza e Livio Pascale (gli ortaggi); caseificio Giusti (formaggi); apicoltura Giovanni Cornelio (miele); forno Luigi Vitellone (pane); biscottificio Stoto (taralli e biscotti); azienda agricola Benedetta Cipriano (olio extravergine Koinè); azienda agricola Maria Iameo (olio Tondello del Matese).
Dopo il pranzo, tappa al Birrificio Karma. Il mastro birraio Mario Cipriano ha illustrato le fasi di produzione della sua birra artigianale, non pastorizzata e non filtrata. Il tocco in più è dato dall’uso di miele, zucchero di canna grezzo (dal circuito equo e solidale) e spezie.
L’assortimento aziendale comprende varie tipologie, annuali e stagionali.
Alife vanta anche la presenza di un artista del presepe, il professor Marcellino Angelillo, le cui opere sono esposte in luoghi quali la Cattedrale di Alife e il Santuario di Piedimonte Matese.
Il maestro, fedele ai canoni classici del presepe napoletano, per le sue strutture si avvale dei pastori degli artigiani Giuseppe e Marco Ferrigno di Napoli.
In conclusione di giornata, visita all’azienda agricola L’orto di Tina e Antonio, produttrice di ortaggi e verdure.
Spettacolare la parete interamente ricoperta di cipolle!
Il tour alifano ha rappresentato un piacevole tuffo nel passato condito dalla bontà dei tanti prodotti locali, che meritano di essere conosciuti e valorizzati.
Tutti a provare la #AlifExperience!