CAPODANNO 2014 AL KRÈSIOS
E quindi ora vi racconto le incredibili proposte escogitate da Giuseppe Iannotti per il cenone del 31 dicembre 2013. 12 portate 12, mica robetta. Senza contare i pani e i grissini della casa, il burro francese e qualche sorpresina che arriva sempre…
Allora. Vi ho già detto che chef Iannotti ha un’attenzione maniacale per la scelta degli ingredienti (la qual cosa mi dà una gran sicurezza, soprattutto quando si tratta di pesce crudo), e non si è di certo risparmiato in questo frangente: la qualità è sempre al primo posto! Profumi pervasivi, combinazioni ispirate, rivisitazioni e contaminazioni fusion hanno caratterizzato un menu elegantissimo e festoso, in grado di accogliere calorosamente un nuovo anno all’insegna del gusto.
Si è passati dal croccante e sapido dell’amuse-bouche (Sfoglia di grano di Foglianise, mousse di ricotta di bufala al pepe di Sichuan, uova di trota di lago e salmone) alla scioglievole morbidezza del battuto di gambero rosso siciliano movimentato da una salsa all’aglio, fino alla raffinatezza dell’astice bilanciato dalle cime di rapa e profumato dall’olio di nocciola.
Nuova rotta per la zuppa di cozze, animata da una grattata di zenzero e con i mitili già perfettamente sgusciati, pronti ad essere assaltati. Piatto squisito.
Ai Cappelletti di cicala di mare in versione minimalista è seguito il solenne Risotto Carnaroli della Riserva San Massimo con caviale, tartufo bianco di Alba e germogli: da applauso!
Beneaugurante il Morro fritto in pastella di Ginger Ale con salsa alla mela verde, melograno ed erbe aromatiche, con 12 chicchi di melograno – simbolo di fertilità – a rappresentare i 12 mesi dell’anno a venire: un piccolo emblema propiziatorio.
Servita a parte, la pelle del morro resa scrocchiarella.
Assolutamente spiazzante il Capitone con spinaci, semi di sesamo tostati e salsa di soia: una variante jap style di un classico della cucina campana, frutto degli stimoli e degli scambi con il collaboratore nipponico Tadashi Takayama.
Dalla sala osservavamo rapiti i membri della brigata che, all’interno della cucina, pennellavano e spennellavano copiosamente l’anguillona fino a renderla lucida e laccata (nonché deliziosa!). Ennesimo applauso.
Per “pulire la bocca” non poteva esserci un sorbetto classico, e allora ecco arrivare un Mojito: Sorbetto al lime, zucchero di canna, menta, rum bianco.
Allo scoccare della mezzanotte, tutti in piedi per il brindisi, con lo chef a stappare champagne e a distribuire flûtes agli ospiti e allo staff di sala e di cucina.
Ma la pappatoria non si è mica interrotta al battere dei rintocchi!
Ancora tradizione portafortuna con il Cotechino home made (molto aromatico e speziato) e le lenticchie di prassi.
Dolce avvio di conclusione con lo Zabaglione al marsala sifonato, fichi secchi glassati, nocciole e cioccolato (da mangiarne a secchiate! E infatti lo chef ci ha generosamente elargito una dose extra direttamente dal sifone), e finale con caldarroste, macarons, pâtes des fruits e cookies.
Devo confessare… sebbene io abbia il cosiddetto “dente dolce”, non sono riuscita a terminare i biscotti! Ero satolla, ma entusiasta. Lo so, è una macchia per il mio curriculum… 😀